ROGER WATERS: “ESSERE DALLA PARTE DELLA PACE SIGNIFICA INCORAGGIARE LA DIPLOMAZIA”

Roger Waters in copertina sul magazine Francese l’Humanité Magazine, n°807 / 19-24 Maggio 2022, in cui all’interno parla dei temi che gli stanno a cuore, Politica, ma anche musica.. Fonte e Traduzione di Cymbaline – Pink Floyd Magazine.

Humanité Magazine: Si scaglia contro i muri da mezzo secolo. Roger Waters, cofondatore dei Pink Floyd nel 1965 e creatore della leggendaria opera rock “The Wall”, continua a colpire le corde e a rompere i silenzi. Contro l’occupazione israeliana, le guerre americane, le carceri turche… fa sentire la sua voce. Di quelle che poco si sentono nell’attuale panorama rock.

Dal suo studio di registrazione di New York, poche settimane prima dell’inizio di un tour mondiale, Roger Waters, cofondatore dei Pink Floyd, ci ha offerto una lunga intervista. Il musicista, noto per il suo impegno internazionalista e per le sue lotte anticapitaliste, ha condiviso con noi le sue riflessioni sul mondo.

Turchia, Ucraina, Palestina, i pericoli della civiltà capitalista, la disinformazione: nessuno dei temi che fanno notizia sfugge alla sagacia del compositore, bassista e cantante pioniere della scena pop-rock. L’occasione era troppo bella per non menzionare anche il suo persistente contributo, alla testa dei Pink Floyd, alla musica pop.


Di recente hai fatto una campagna per il rilascio di una giovane cantante curda condannata in Turchia a diciannove anni di carcere, Nûdem Durak. Come hai saputo di lei?

Ho sentito parlare di lei da uno dei miei amici. Sono rimasto scioccato nell’ascoltare la storia di questa giovane donna, quindi mi sono informato. Non ha potuto difendersi durante il processo, è stato un fatto compiuto. È in prigione da sette anni ormai. È così che è iniziato tutto. Mi sono svegliato una mattina e mi sono chiesto che cosa potessi fare. Avevo sentito dire che, durante un’ispezione delle celle della sua prigione, le guardie avevano spezzato la chitarra di Nûdem Durak. Così ho pensato: “Posso offrirle una delle mie chitarre. E perché non farla firmare da alcuni amici e altri musicisti e vedere se possiamo aiutare a far conoscere un po’ la sua angoscia?” Ed è quello che abbiamo cercato di mettere in atto.

In questi giorni, la stampa turca ha annunciato che saresti andato in quel paese per consegnare personalmente la chitarra a Nûdem Durak in prigione. È vero ?

È vero che avevo preso in considerazione di fare una conferenza stampa a Istanbul. E ho avuto molti colloqui con alcune persone su questo: quali sarebbero state le azioni più appropriate per indurre chi prende le decisioni a considerare la possibilità di un nuovo processo? Non andrò presto a Istanbul se, a questo punto, farà più male che bene. Penso a quale potrebbe essere il gesto più efficace.

Segui ancora con tanta attenzione ciò che sta accadendo a Gerusalemme e in tutta la Palestina?

Sì, naturalmente! Gli israeliani stanno ora inviando truppe d’assalto ad al-Aqsa, arrestano persone a caso e distruggono i posti. Pensano di poter fare qualsiasi cosa e nessuno se ne accorgerà.

Sei stato ferocemente criticato per il tuo sostegno al popolo palestinese. Sei stato accusato di antisemitismo. Come reagisci a queste gravi sfide?

Sai, sono stato coinvolto in questa lotta quindici anni fa. Ma sono molto coinvolto e lo sono sempre di più ogni giorno. Ho grandi amici in Israele, come Nurit Peled (traduttrice e attivista per la pace – ndr), ad esempio, la cui figlia è stata tragicamente uccisa in un attentato suicida a Tel Aviv molti anni fa. Mi manda notizie ogni giorno su quello che succede lì. Per conto del “Tribunale Russell sulla Palestina”, alle Nazioni Unite parlai davanti al Comitato per i diritti umani. Indossai una fottuta cravatta e un vestito e chiamai tutti ‘Vostre Eccellenze’. E feci un discorso. Era il 29 novembre 2012, il giorno in cui l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite votò a stragrande maggioranza a favore dell’ammissione della Palestina alle Nazioni Unite, anche se solo come Stato osservatore. Ma era la prima volta che veniva riconosciuto che la Palestina poteva essere uno Stato. Da allora è passato un decennio. E ancora niente. Non sono disgustato. Sì, lo sono. Ma continuo a combattere. Me ne frega un accidente di questi attacchi su di me? No, non mi interessa. Vadano affanculo.

David Gilmour e Nick Mason si sono uniti ad altri musicisti per fare una canzone a sostegno dell’Ucraina. L’hai ascoltata?

L’ho ascoltata, sì. Non sono d’accordo con il loro approccio. C’è un incendio, la gente sta morendo ed è come versare olio sul fuoco. Tutto questo sventolare di bandiere blu e gialle non fa bene a nessuno. L’unica cosa importante per l’Ucraina in questo momento è fermare la guerra in corso. Fermarla attraverso la diplomazia e le trattative tra Zelensky e Putin, che per questo hanno bisogno di un piccolo aiuto da parte degli Stati Uniti e dei governi di Gran Bretagna, Francia, Germania, Europa e probabilmente anche dalla Cina. Quindi tutti possono dire “Va bene, va bene, proseguono i combattimenti. Questo è ciò che dobbiamo incoraggiare”. In Occidente non si sente altro che ‘questo tiranno malvagio Vladimir Putin’ e lui lo è. Ma l’Occidente non è un posto meraviglioso pieno di amore per la libertà e la democrazia. Gli Stati Uniti ignorano completamente i diritti umani, lo hanno dimostrato molte volte invadendo i paesi sovrani. E Zelensky non è il bravo ragazzo, il Robin Hood che viene rappresentato. Noi del movimento per la pace dobbiamo usare tutte le buone voci che abbiamo per incoraggiare la diplomazia, per incoraggiare i colloqui di pace.

Denunci la “distopia corporativa in cui tutti stiamo lottando per sopravvivere”. Parli del sistema capitalista?

Sì, naturalmente. È di questo che parlo. La scuola di Chicago e Milton Friedman hanno fatto del mercato senza regole la panacea di tutti i mali del mondo: bisogna lasciare che il mercato faccia il suo corso e tutto va bene. No. È un sistema corrotto e fallimentare che predica letteralmente il non preoccuparsi degli altri, combattere l’un l’altro fino alla morte come presunta condizione di progresso e ricchezza.E questo sistema mobilita strumenti di propaganda volti a controllare la narrazione per il mondo intero. Questa è una domanda centrale. Il ‘Washington Post’ è di proprietà di Jeff Bezos. Sai, lo stronzo che fa fare pipì agli automobilisti nelle bottiglie sul ciglio della strada perché non possono nemmeno fermarsi per una pausa durante la loro giornata lavorativa. Bezos, Zuckerberg, Gates, Buffett… sono considerati grandi uomini. Guardali… ho incontrato Elon Musk. Continuavo a guardarlo negli occhi per vedere che è pazzo.

Hai inventato un sound, in studio con i Pink Floyd, che continua a ispirare molti musicisti contemporanei. Molti di loro ti considerano il padrino della musica moderna.

È vero che agli albori dei Pink Floyd eravamo – e Syd Barrett in particolare – molto interessati alla sperimentazione, alle ripetizioni dell’eco ecc…, ma a quel tempo non c’erano i computer. E poi, piano piano, si è sviluppato il digitale. Qualcuno ha iniziato a scherzare con l’elettronica, inventando la prima ‘scatola’. Non ho idea di chi fosse, ma potrebbe essere successo perché si è visto che le valvole di un amplificatore reagivano male a un segnale troppo forte. E ottieni quel suono di chitarra distorto. Oh mio Dio, il feedback! Nessuno ha mai pensato di poter sostenere una nota di chitarra del genere. E poi improvvisamente qualcuno ha detto: “Oh, aspetta un minuto. Puoi cambiare il segnale! E se lo inserissimo in qualcosa che possiamo calpestare? Oh, mio Dio, è il pedale, wah! Oh mio Dio, puoi accordare tutte le corde premendo il piede di lato.” Questi sono piccoli passi tecnologici. Come li usiamo è un’altra questione. Sai, è quello che ho fatto in tutta la mia carriera perché amo farlo.

È vero che stai per registrare un album folk?

Che cos’è la musica folk? Quando ero bambino, sapevamo tutti cosa fosse la musica folk. Era musica acustica. E allora, normalmente suonavamo una chitarra acustica, probabilmente con corde di budello, sai, una chitarra in stile spagnolo. Avrebbe potuto essere qualcos’altro: un armonium, una cornamusa, un pezzo di latta, un violino. Ma ciò derivava dalla tradizione dei trovatori che andavano di villaggio in villaggio cantando canzoni. Quindi è il narratore seduto sotto il castagno, in effetti. E questo è sopravvissuto, sicuramente fino agli anni ’60 negli Stati Uniti. Principalmente grazie al lavoro di persone come Alan Lomax, che è andato nel sud e ha registrato tutti i musicisti blues. Il blues proveniva in gran parte da persone che lavoravano nei campi, come sappiamo. È una storia molto interessante. Amo questa storia.

Nella musica popolare c’è una lunga tradizione di artisti impegnati. Ti senti vicino a qualcuno di loro?

Sì. Billie Holiday. È lei che mi viene in mente per prima. Harry Belafonte è un grande eroe ai miei occhi. Potremmo parlare anche di Paul Robeson, per il prezzo che ha pagato per il suo impegno politico, il suo coinvolgimento con la classe operaia negli Stati Uniti negli anni Quaranta e Cinquanta, e così via.

Negli anni ’80 hai composto la musica per un’opera pop, “Ça ira”, sulla Rivoluzione francese. Che ricordi conservi della collaborazione, in questa occasione, con Étienne Roda-Gil, uno dei grandi parolieri francesi?

Qualche anno fa, poco prima della sua morte, Étienne venne a trovarmi a New York. Stavamo camminando per la 54a strada la mattina presto prima del giorno delle registrazioni. Ci fermammo al tavolo di un bar, sotto il sole di quella stradina. Presi un espresso, ma Étienne era alcolizzato: prese una grossa dose di whisky, fumando sigaretta dopo sigaretta. Discutemmo di questo e di quello; non so come la conversazione prese una svolta filosofica. Si allontanò, tornò, mi guardò dritto negli occhi e sussurrò, col suo accento francese da tagliare con un coltello: “Forse non sono solo.” Poco dopo si ubriacò a morte, ci provava da mezzo secolo. Era ovvio che sarebbe successo. Quel giorno, scarabocchiai quelle parole su un pezzo di carta che infilai nella tasca posteriore. Ce l’ho ancora, ma ora è in un portafoglio perché cominciava a sfilacciarsi e a strapparsi e l’avrei perso se lo avessi tenuto in tasca. Mi piaceva tenerlo vicino a me, come un talismano. “Forse non siamo soli.” Ho provato, sentendo queste parole, una grande emozione. Mi danno speranza.

Hai annunciato un tour per quest’estate. Che significato gli dai?

Il suo titolo è “Questo non è uno scherzo”. Vedi questa foto (mostra una foto di Syd Barrett, ndr)? Apparirà sullo schermo dopo l’ultimo verso di “Wish You Were Here”. È difficile per me affrontarlo. Stavamo andando a un incontro presso la sede della Capitol Records (a Los Angeles, ndr); per strada, Syd mi disse con un sorriso: “È bellissimo qui a Las Vegas, non è vero?” Era chiaro che stava impazzendo. Poi il suo viso si oscurò e sputò una sola parola: “Le persone” disse. Quando perdi qualcuno che ami, serve a ricordare che “questo non è uno scherzo “. Siamo in un momento di grande disperazione. Siamo di fronte a un disastro assoluto. E “Non è uno scherzo.” Abbiamo l’assoluta responsabilità verso tutti i nostri fratelli e sorelle di impedire ai gangster che comandano di distruggere il mondo. È tutto.


Fonte: Cymbaline – Pink Floyd Magazine

Articolo: www.humanite.fr

Mi scuso se c’è qualche errore di traduzione, in caso, sono disponibile ad aggiornare l’articolo.

Shine On”

18 comments

    1. ciao paranoimia! si è uscito questo teaser.. secondo me moooolto in anticipo.. se ti ricordi avevo fatto un post in cui powell diceva che per il 50º ci sarà qualcosa di grosso…. aspettiamo qualche notizia in più..

  1. Rileggendo il tutto negli ultimi tre mesi e ricollegandomi all’intervista di Waters, che concettualmente potrebbe trovarmi d’accordo, dal 24 Febbraio il dualismo potenziale tra putin e zelenski non esiste più. Dal discorso relativo all’annessione del donbass all’inizio della tanto decantata “operazione speciale” (mi susciterebbe ilarità questa bizzarra definizione se non ci fossero tutte queste vittime) qui non c’è un conflitto tra superpotenze ma c’è, di fatto, un aggressore e un aggredito. L’aggressore ha permesso le fosse comuni di bucha e mariupol, tra gli altri, e altre fosse comuni stanno rinvenendo altrove, oltre a kiev.
    Se l’Europa è gli stati uniti non avessero armato e addestrato gli ucraini a difendersi credete (e mi riferisco anche a Waters) davvero che putin si sarebbe fermato solo al donbass? O avrebbe ridotto l’Ucraina ad uno stato vassallo (come la Bielorussia e in parte anche l’Ungheria e la serbia…) oltre che a disintegrarlo? È ovvio che questa GUERRA non finirà a breve e che non pregiudichi gli equilibri socio economici per i prossimi decenni, a danno di quei russi onesti che soffriranno l’embargo e che per la repressione non riusciranno per ora ad imporsi e a liberarsi dal loro dramma ultratrentennale (politvoskya e litvinenko tra i più “celebri” oppositori eliminati senza pudore da chi già sapete). La regola del “più pulito c’ha la rogna” poteva, forse, andare bene nel 2014 nel sorgere di questo conflitto o nel 2004 con l’annessione della crimea per ottenere lo “sconto” sul prezzo del gas (un miliardo di euro al giorno, abbiamo finanziato la guerra russa non so se ve ne siete resi conto…) , ma non in occasione di una “operazione” dichiarata in diretta televisiva mondiale con tanto di firma in calce. Non più. Non è più paragonabile con l’eterno conflitto israelo-palestinese, nè i conflitti farsa in Siria o in Cecenia, palesemente accondiscendente. L’unico paragonabile forse è con l’Afghanistan.
    Dal 24 febbraio siamo nella fase in cui un soggetto sta emulamdo o addirittura superando Hitler e Stalin per metodi, propaganda e strategie, anche se queste ultime sono sul campo fallimentari.
    Gli accordi di Minsk non prevedevano la distruzione di tutte le città ucraine, tutte le vittime civili, nè tutto il sud dell’Ucraina ma solo il donbass previo accordo internazionale. Sono d’accordo con zelenski se quegli accordi ad oggi non abbiamo alcun valore, sono altresì d’accordo con l’operazione umanitaria di David e Nick che ormai va al di là della motivazione della nuora ucraina… o della scarsa performance dello pseudocantante ucraino dell’inno. Ma è solo il gesto di sostegno per un popolo che è dovuto emigrare altrove per evitare di non essere ucciso, di vivere sotto le metropolitane o gli scantinati, se erano fortunati, sotto gli incessanti bombardamenti. Lo hanno fatto anche gli U2 e il gruppo che ha vinto all’Eurovision song contest è l’ennesimo segnale planetario di solidarietà.
    È la prima volta nella storia che una guerra è vissuta giorno per giorno, ora per ora, con tutti i mezzi a disposizione e noi fortunati la sera la seguiamo sul divano o sul letto, come uno show, come fosse un concerto, come fosse un film. Solo che la loro non è finzione, è vita vera, se sopravvissuti, è sofferenza indescrivibile, atrocità indicibili, ingiustizie. 270 bambini morto o neonati mai nati a causa del conflitto. Come quelle di molti politici italiani che hanno sostenuto e celebrato putin fino a pochi mesi fa o che ancora oggi tentano ancora di difenderlo o giustificarlo in maniera imbarazzante. Questo è quello che mi fa ancora più rabbia oggi, quelli che non vorrei più rivedere in circolazione, oltre al “nuovo zar” o Hitler/Stalin 2.0 se preferite… c’è n’è per tutti i gusti, anche se non noto differenze, se non nei colori….
    “Macellaro” diceva il Trilussa, biden si sarà evidentemente ispirato…. pensate che ho rivalutato anche la Nato adesso. Un errore di valutazione il mio, tra gli altri…
    Sto con Zelenski, naturalmente! Mi auguro prevalga, glielo auguro di cuore se il canale pink floyd italia sia traducibile anche in quelle latitudini. “Hey Hey Rise Up”!!!

  2. Sempre lucido, al punto che sembra vedere oltre. Si disinteressa delle reazioni e va dritto al punto. Mica tanti hanno il coraggio di attaccare Israele per la sua politica verso i palestinesi (beccandosi accuse infamanti di antisemitismo) oppure cantare fuori dal coro dicendo che Putin è un criminale, ma che Zelesky non è un angelo. Salteranno molti parrucchini dalla testa dei benpensanti, ma c’è bisogno di gente che prima di innalzare bandiere fa girare le rotelle nel cervello. E i veri eroi sono quelli che commemoriamo oggi in Italia, non quelli del Battaglione Azov: non confondiamo le cose. Unica perplessità (in secondo piano però…): un disco Folk? Io speravo nella pubblicazione di materiale nuovo o nella pubblicazione delle Lock Down Session che sono autentiche perle.

  3. ninna nanna nanna ninna
    er pupetto vò la zinna
    fà la ninna dormi pija sonno
    che si dormi nun vedrai
    tant’infamie e tanti guai
    che succedono ner monno
    tra le bombe e li fucili
    per i popoli che sò civili
    ninna nanna tu non senti
    li sospiri e li lamenti
    de la pora gente che se scanna
    che se scanna e che s’ammazza
    a vantaggio della razza
    de la gente che se scanna
    per un matto che comanna
    e a vantaggio pure d’una fede
    per un Dio che nun se vede
    ma che serve da riparo
    ar re macellaro
    che sa bene
    che la guerra è un gran giro dr quattrini
    che prepara le risorse
    pè li ladri delle borse
    ninna nanna ninna nanna…
    fà la ninna fà la nanna
    fà la ninna che domani
    rivedremo ancora li sovrani
    che se scambiano la stima
    boni amichi come prima
    sò cugini e fra parenti
    nun se fanno i complimenti
    torneranno proprio tutti uguali
    li rapporti personali
    e senza l’ombra d’un rimorso
    sai che ber discorso
    ce faranno tutti insieme
    su la pace e sul lavoro
    pè quer popolo cojone
    risparmiato dar cannone
    ninna nanna ninna nanna…
    (testo di Carlo Alberto Camillo Mariano Salustri in Arte “Trilussa”)
    https://www.youtube.com/watch?v=nzLgC0kW6ts

  4. I banditi sono ovunque, negli uffici e negli affari, diffidare sempre di loro. Sempre. A priori, come un preconcetto che può però salvarci

  5. Un abbraccio a Roger per quello che fa , è sempre un piacere sentirlo , bravo Simone , interessante quello che ha raccontato di Syd

  6. Un uomo, un artista meraviglioso, qui siamo a livelli stratosferici, un fuoriclasse!!! Mi faccio solo una domanda, ma se a bob dylan hanno dato il Nobel a Roger cosa dovrebbero dare?

  7. Oh finalmente uno che dice le cose come stanno!
    D’altronde questo è uno serio, non come quegli altri che a volte si comportano come pagliacci…

    1. grazie a te enri di seguire il blog! si Roger è un grande.. ne ha per tutti.. a ragione.. fantastico quando parla dei potenti.. la storia di Syd invece non la sapevo.. sempre commovente..

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