Un’insolita coppia di brani è apparsa su Spotify, Deezer e anche su altri servizi di streaming: si tratta di due brani della prima band di David Gilmour, i Jokers Wild rimasti finora inediti. You Don’t Know Like I Know è una delle due canzoni, insieme a That’s How Strong My Love Is, registrate presso i Decca Studios di Hampstead nel Novembre 1965 e prodotte da David Gilmour e Dave Altham.
Queste due registrazioni sono separate dall’album di cinque brani (e dal singolo 7″) registrato poco prima, presso i Regent Sounds Studio di Denmark Street, che comprendeva Why Do Fools Fall In Love?, Walk Like A Man, Don’t Ask Me What I Say, Big Girls Don’t Cry e Beautiful Delilah. Questi brani sono abbastanza facili da trovare online, mentre l’Ep originale (di cui ne furono stampate 40 o 50 copie) è introvabile.
Con la produzione di Jonathan King, il gruppo incise anche una cover di Hold On! I’m a Comin’ di Sam & Dave, ma questa per ora è rimasta inedita.
La formazione dei Joker Wild comprendeva oltre a David Gilmour alla chitarra, suo fratello Peter al basso, e anche il grande Dick Parry al sassofono.
Sarebbe bello se in futuro uscisse una “antologia” del materiale inedito di David Gilmour, comprese le incisioni con i Jokers Wild rimasterizzate e magari i video e inediti dai suoi primi due album solisti..
Ecco entrambe le registrazioni recentemente riportate alla luce:
Si è conclusa la parte Italiana del tour di Roger Waters, non sappiamo se sarà veramente un addio, ma se così fosse, ha lasciato il segno in tutte le persone che hanno assistito a questo spettacolo. Così, non essendo riuscito a partecipare in prima persona ai concerti, Pink Floyd Italia in collaborazione con www.darsipace.it vi racconta la data del 21 Aprile 2023 alla Unipol Arena di Bologna, nelle splendide parole di Andrea Bellaroto, che vi farà riflettere su cosa ha rappresentato questo concerto..
Roger Waters live @ Unipol Arena, 21 Aprile 2023 – Bologna
Recensione di Andrea Bellaroto
Onore a Roger Waters, uno dei pochi artisti che negli ultimi decenni non sono piegati alla deriva nichilista e rinunciataria della cultura dominante, continuando invece a denunciare la violenza di un sistema di potere diventato ancora più pervasivo e distruttivo, per certi versi, rispetto agli anni ’70. Lo storico leader dei Pink Floyd, giunto alla soglia dei suoi 80 anni, testimonia di avere ancora una carica di energia contestatrice (ormai merce rara), non solo per le posizioni che ha preso pubblicamente sul conflitto russo-ucraino ma anche soprattutto per il tour che sta portando in giro per il mondo: “This is not a drill” (questa non è un’esercitazione), definito il suo primo tour di addio.
Sono stato alla prima data di Bologna, venerdì scorso, all’Unipol Arena, e mi sono trovato immerso in uno concerto di quasi tre ore in cui messaggio artistico e messaggio politico si intrecciano indissolubilmente in uno spettacolo fatto non solo di musica ma anche di scenografie e proiezioni su schermi alti tre metri, disposti a croce sopra il palco al centro dell’arena. Un’opera d’arte totale.
Subito prima dell’inizio dello spettacolo, la voce di Roger fuori campo avverte tutti gli spettatori: “se sei una di quelle persone che dicono ‘io amo i Pink Floyd ma non sopporto le posizioni politiche di Waters’ faresti meglio a fotterti a andartene al bar immediatamente”. Poi inizia il concerto, sulle note di Comfortably Numb, uno dei brani più celebri di The Wall, trasformata però in una sorta di ballata apocalittica, mentre sugli schermi giganti corrono le immagini di un’umanità ridotta a mandrie di zombie chini sui loro cellulari, in uno scenario di città devastate. Il messaggio è chiaro: siamo tutti anestetizzati, passivi e distratti, ci hanno resi “comodamente insensibili” (comfortably numb).
Come una sveglia arriva il ritmo martellante di Another Brick in The Wall, che cambia completamente l’atmosfera. Sugli schermi stavolta scorre una scritta rossa a caratteri cubitali: PROPAGANDA. E poi, subito dopo, l’avvertimento: “chi controlla la narrativa domina il mondo”. È con la propaganda che questo sistema costruisce i muri delle nostre prigioni mentali. È così che ci rendono anestetizzati.
Ma chi vuole tutto questo? Nell’intermezzo tra un brano e l’altro compaiono dei dialoghi, in stile fumetto:
A: Devono credere che siamo proprio stupidi!
B: Chi? A chi ti riferisci quando parli di “loro”?
A: Quelli che se ne stanno su negli attici, i fottuti oligarchi.
La canzone stavolta è The powers that be, i poteri che ci sono, che non hanno mai smesso di esserci: le oligarchie che dominano il mondo.
Durante il brano successivo, sullo schermo compaiono, una dopo l’altra, le facce di molti presidenti degli stati uniti, da Ronald Raegan a Joe Biden, passando per Obama e Trump. Ognuno ha scritto davanti alla faccia “WAR CRIMINAL”, criminale di guerra. Senza mezzi termini.
Ma non ci sono solo temi “sociali”. In una sezione del concerto dedicata a Wish You Were Here, Waters racconta la sua storia nei Pink Floyd, dalla fine degli anni ’60 all’inizio degli ’80, e soprattutto della sua amicizia con l’altro fondatore del gruppo, Syd Barrett, il “diamante pazzo”, una delle tante menti geniali andate in frantumi cercando nelle alterazioni delle droghe un’alternativa a questo mondo. Il commento è diretto e penetrante:
“Quando perdi una persona a cui vuoi bene,
ti serve per ricordarti
che questa non è un’esercitazione.
Ed è così facile perdersi.
Non è vero?”
Un monito valido anche oggi che il sistema ci spinge sempre di più verso finte trasgressioni (ormai del tutto sdoganate) da un lato e poi dall’altro verso riflussi di depressione e nichilismo che rischiano di risucchiarci come buchi neri. È così facile perdersi.
La carica di energia torna con la parte dello spettacolo dedicata ad Animals, il concept album del 1977 ispirato al “La fattoria degli animali” di George Orwell, una visione distopica della società umana attraverso la metafora degli animali: durante “Sheeps” una pecora gonfiabile, simbolo del conformismo, vola sul pubblico. Ma sullo schermo, poco dopo, il gregge impara le arti marziali e comincia a combattere. Ancora una volta, scritte a caratteri cubitali: RESIST CAPITALISM.
E a proposito di resistenza e opposizione, sullo schermo viene proiettato il più famoso dei filmati diffusi da WikiLeaks, “collateral murder”, in cui si vede l’uccisione di civili da parte dell’esercito statunitense durante la guerra in Iraq, nel 2007. La proiezione si chiude con lo slogan: FREE JULIAN ASSANGE. LOCK UP THE KILLERS. Ovvero: liberate Julian Assange, rinchiudete gli assassini.
La carica rock della musica e dei testi si fonde alle immagini proiettate in un unico messaggio di denuncia e di resistenza: contro l’imperialismo, il consumismo, il razzismo, la distruzione delle culture e la dittatura dei miliardari (quelli che hanno aumentato i loro profitti del 27% durante la pandemia, come ricorda un titolo di giornale sullo schermo). Siamo arrivati a Money, il celebre brano di Dark Side of the Moon.
In chiusura, Waters lancia un appello sulla guerra in corso, che sta portando a un massacro di civili per colpa di leader politici che non si parlano e che non vogliono alcuna pace. Riceve moltissimi applausi. Prima dell’ultimo brano ricorda lo spettro della bomba atomica: diciamo a gran voce che nessuno di noi vuole questo. Non vogliamo farci distruggere. Poi saluta il suo pubblico in un clima di festa e di commozione.
A fine spettacolo, ancora eccitato, resto un po’ solo in mezzo alla folla che defluisce dall’arena, e pensando mi chiedo: ma com’è possibile che ci sia tutta questa violenza così assurda nel mondo? Che cosa ci spinge, caro Roger, a creare muri, a odiarci a vicenda, a ucciderci, ma anche a credere alla propaganda, a non reagire al male, a restare passivi e addormentati mentre subiamo, oppure a organizzarci in piccole oligarchie che devastano la terra e schiacciano l’umanità? Com’è possibile che questa violenza, che tu giustamente denunci senza mezzi termini, sia così forte nel mondo, nonostante sia così assurda?
Poi mi sono venute in mente le parole di Etty Hillesum e del suo Diario, che sto leggendo in questi giorni:
“Jan chiedeva con amarezza: cosa spinge l’uomo a distruggere gli altri? E io: gli uomini, dici – ma ricordati che sei uomo anche tu… Il marciume che c’è negli altri c’è anche in noi e non vedo nessun’altra soluzione, veramente non ne vedo nessun’altra, che quella di raccoglierci in noi stessi e strappar via il marciume. Non credo più che si possa migliorare qualcosa nel mondo esterno senza prima aver fatto la nostra parte dentro di noi.”
Denunciamo la violenza degli uomini senza mezzi termini, perciò, ma ricordiamoci che siamo uomini anche noi, e che il principio del male è in ciascuno di noi. E facciamo la nostra parte. Solo così potremo portare un cambiamento reale e inarrestabile nel mondo.
Per la cronaca, la data del 21 Aprile era prevista a Cracovia, in Polonia, che è stata però cancellata per via delle posizioni politiche di Roger Waters, profondamente sgradite al governo guerrafondaio di Varsavia, così è stata aggiunta questa data a Bologna.
Roger Waters: “Sapevo di potere contare su Bologna, a volte altrove quando dico queste cose mi fischiano e mi dicono di pensare a cantare“.
Roger Waters è tornato in Italia con il suo “This is not a Drill Tour”! Dopo Milano..
21 – 28 – 29 APRILE 2023 – BOLOGNA – UNIPOL ARENA
Recensione di Tommaso Praloran, 28 aprile 2023, Unipol Arena – Bologna
Ieri sera, venerdì 28 aprile 2023, ho assistito alla seconda tappa bolognese del tour “This is not a drill” di Roger Waters.
Avevo acquistato i biglietti non appena il concerto era stato annunciato e, nei mesi precedenti l’evento, avevo letto opinioni molto contrastanti su questo show. Ciononostante, ho cercato di recarmi all’evento libero da pregiudizi e ricordandomi che, in fin dei conti, stavo andando a vedere nientemeno che l’autore dei testi di canzoni che fanno parte della mia quotidianità da diversi anni.
Lo show è iniziato con un lieve ritardo alle 20:40, preceduto da alcuni annunci sui mega-schermi, a 15, 10 e 5 minuti dall’inizio. Il celebre messaggio di apertura ci ricorda che il concerto sarà uno show politico senza compromessi: prendere o lasciare. La prima parte ci regala alcuni fra i più celebri brani dei Pink Floyd e qualche incursione nel repertorio solista.
La versione ambient di Comfortably Numb, priva del celebre assolo di chitarra, su YouTube non mi aveva convinto, ma per esprimere un giudizio è necessario averla ascoltata dal vivo, e devo dire che confermo l’impressione che avevo avuto, anche se devo riconoscere che acquista un senso se inserita nel concept dello show. L’esecuzione di The happiest days of our lives/Another brick in the wall part 2 e 3 è stata impeccabile, con Roger molto prestante e a proprio agio.
I brani ripescati dal repertorio solista sono corredati da forti immagini di accompagnamento, che non lasciano indifferenti. Una nota sull’inedita The bar: non l’avevo mai ascoltata precedentemente in modo da tenermi la sorpresa per il concerto e devo dire che, sebbene non mi abbia esaltato, ha comunque il suo perchè. Molto gradita la sezione dedicata a Wish You Were Here: ho apprezzato moltissimo gli aneddoti relativi a Barret e Have a Cigar è stata veramente molto potente. Nota di merito per aver riproposto la seconda parte di Shine on. La prima parte si è conclusa con un’energica Sheep, per poi ripartire con un’altra incursione in The Wall.
La seconda parte ha regalato i momenti migliori dello show ed è stata un potentissimo climax che è culminato con la meravigliosa piramide di Eclipse. Roger vestito da dittatore durante le interpretazioni di In the Flesh e Run like hell ha lanciato un messaggio fortissimo, e poi l’interpretazione di Deja Vu è stata da brividi (non avrei mai pensato che un brano solista di Roger potesse acquistare una carica emotiva così marcata, eppure è stato proprio così). Trovo che sia forse il miglior testo del Roger post-Pink Floyd (fra le canzoni da me conosciute), e con un assolo di Gilmour sarebbe diventata stratosferica…
Dopo Is this the life we really want?, è il momento dell’esecuzione integrale del lato B di The Dark Side of the moon…che dire…non ci sarà stata la voce di David ma poter vedere e ascoltare dal vivo la seconda parte di uno degli album più belli di tutti i tempi non è stata un’esperienza da poco …come al solito, le immagini sui maxischermi smuovono le coscienze e la professionalità dei musicisti è da encomio. La serata si conclude con un estratto da The final cut e una reprise di The Bar (corredata di immagini della sua famiglia) e con Outside the wall…Roger alla fine era commosso e ha ringraziato più volte il pubblico.
Che dire…uscito dalla Unipol Arena stavo provando sentimenti molto contrastanti…da un lato l’apprezzamento per lo show è stato tanto, dall’altro forse la mancanza della sensibilità di Gilmour (e del povero Wright, ma in questo caso non ci possiamo fare nulla) si è sentita più di quanto avessi previsto…senza contare che non ho gradito l’aver completamente trascurato David nelle immagini dei Pink Floyd, ma questo si sapeva…
Il giudizio che mi sento di dare è comunque più che positivo e, in un modo o nell’altro, è stata un’esperienza che porterò dentro di me…alla fine di tutto, mi sento comunque di ringraziare Roger.
Il film “Have You Got It Yet? The Story of Syd Barrett & Pink Floyd” arriverà nelle sale il 15 Maggio 2023 per ora solo nel Regno Unito e a fine Giugno negli Stati Uniti e in Canada.
Icona di culto, enigma, recluso… la vita di Syd Barrett, membro fondatore dei Pink Floyd, è piena di domande senza risposta. Fino ad oggi. Mettendo insieme la sua ascesa cometaria alla celebrità pop, i suoi impulsi creativi e distruttivi, l’esaurimento nervoso, l’uscita dalla band e la successiva vita solitaria, questo documentario si inserisce nel contesto sociale degli esplosivi anni Sessanta. Diretto da Storm Thorgerson (Hipgnosis) e dal pluripremiato regista Roddy Bogawa, presenta nuove interviste agli amici, agli amanti, alla famiglia e ai compagni di band di Syd, Roger Waters, David Gilmour e Nick Mason. Il documentario – che prende il nome da una canzone inedita che Barrett portò alle sue ultime prove con i Pink Floyd – include anche interviste a legioni di artisti ispirati dalla breve permanenza di Barrett nella band – Pete Townshend degli Who, Graham Coxon dei Blur, Andrew VanWyngarden degli MGMT e altri ancora – oltre agli ex manager dei Pink Floyd Peter Jenner e Andrew King, al drammaturgo Tom Stoppard e alla sorella di Barrett, Rosemary Breen.
Syd Barrett, membro fondatore del gruppo rock di fama mondiale Pink Floyd e suo primo autore e leader, ha avuto una vita piena di domande senza risposta. È stato vittima della droga negli anni Sessanta? Si è allontanato dalle pressioni del mondo della musica commerciale? Soffriva di una malattia mentale non diagnosticata? I Pink Floyd si sono trovati nell’epicentro dell’esplosione “underground” degli anni Sessanta come house band psichedelica dell’UFO club di Londra, con Syd Barrett come figura enigmatica, ispirando musicisti come David Bowie e Marc Bolan. Nonostante abbia dato il nome al gruppo, abbia scritto le prime due canzoni di successo e sia stato il cantante e il chitarrista principale, Barrett fu cacciato dalla band dai suoi membri, convinti che avesse un esaurimento psicotico indotto dall’LSD. Dopo aver lasciato i Pink Floyd, Barrett ha faticato a registrare due dischi da solista, ma alla fine ha abbandonato completamente l’industria musicale, vivendo come un recluso per trent’anni, mentre i Pink Floyd diventavano famosi in tutto il mondo come una delle band più vendute di tutti i tempi. Molte opere dei Pink Floyd hanno esaminato i temi del genio e della follia. Il film include filmati iconici di Shine On You Crazy Diamond, spezzoni raramente visti di Syd nel backstage, fotografie mai viste prima e una colonna sonora piena di musica dei Floyd, “Have You Got It Yet?” entusiasmerà sia i fan che i nuovi arrivati alla leggenda di Syd.
“Ci sono persone che devono avere una sorta di debolezza, come un interruttore che aspetta di essere girato, e quell’interruttore si spegne e non torna più indietro“, dice Gilmour in una voce fuori campo nel trailer.
“A qualcuno interesserebbe la storia di Syd Barrett se i Pink Floyd non fossero diventati una delle più grandi band di tutti i tempi? I Pink Floyd sarebbero esistiti senza Syd?“. Bogawa ha dichiarato in un comunicato. “Mi manca Storm probabilmente nello stesso modo in cui manca Syd a molti dei protagonisti del nostro film, un amico che hanno amato profondamente e con cui hanno condiviso ricordi e avventure – si dà il caso che Syd sia diventato una delle più famose icone di culto della musica“.
Gli Universal Music Group’s Mercury Studios, che producono il documentario, si sono assicurati i diritti di circa 50 canzoni dei Pink Floyd e di Barrett da solista per il film e di filmati e fotografie d’archivio mai visti prima.
Otto fortunati fan dei Pink Floyd e vincitori di un concorso, soprannominati “Astronomy Domine 8“, hanno avuto la possibilità di celebrare il 50° anniversario dell’iconico album della band The Dark Side Of The Moon e di assistere a una rara eclissi solare totale.
Gli otto fan vincitori del concorso sono stati invitati a Mcleods Beach nel Ningaloo Marine Park (Nyinggulu), patrimonio dell’UNESCO, a Exmouth, nell’Australia Occidentale, il miglior posto al mondo per vedere l’eclissi, dove hanno assistito a una gigantesca piramide nera incorniciata dall’orizzonte, costruita con la supervisione creativa del consulente creativo di lunga data del gruppo e co-fondatore di Hipgnosis, Aubrey ‘Po’ Powell.
Dopo un “Welcome to Country” dell’anziana Hazel Walgar, hanno ascoltato l’album, l’iconico verso conclusivo di Roger Waters “But the sun is eclipsed by the moon…” dalla canzone finale dell’album Eclipse, sincronizzato con il momento dell’eclissi totale alle 11.29 WST.
L’evento è stato trasmesso in livestreaming in tutto il mondo sul canale You Tube dei Pink Floyd e si è rivelato un’esperienza commovente per chi ha avuto la fortuna di parteciparvi. “È qualcosa che non dimenticherò mai“, ha detto Nathan, 27 anni, che ha intrapreso il viaggio in omaggio a suo padre, un grande fan dei Pink Floyd scomparso nel 2021. “È stato come se papà fosse lì con me“.
“Sono senza parole“, ha aggiunto Monya, che ha intrapreso il viaggio con il marito Joseph dopo essere stati uniti dall’amore per i Pink Floyd. “Ho ascoltato questo album migliaia di volte, ma mai così“.
I Pink Floyd hanno celebrato i 50 anni di The Dark Side Of The Moon con un nuovo cofanetto, un libro e una nuova gamma di prodotti.
Roger Waters pubblicherà a Giugno un nuovo mini-album intitolato The Lockdown Sessions.
Si tratta di ri-registrazioni di vecchie canzoni, tre delle quali tratte da The Wall dei Pink Floyd, due dall’ultimo album dei Floyd con Roger Waters, The Final Cut del 1983 e un brano (“The Bravery of Being Out of Range”) dall’album solista di Waters Amused to Death del 1992.
Anche se “Lockdown Sessions” fa pensare a performance acustiche solitarie e spogliate, in realtà non è così. Queste registrazioni sono state prodotte da Roger Waters e Gus Seyffert e hanno visto la partecipazione di tutti i musicisti. Gli interpreti sono: Roger Waters – voce, chitarra e pianoforte; Gus Seyffert – basso, violoncello e voce; Joey Waronker – batteria e percussioni; Dave Kilminster – chitarra e chitarra ritmica; Jonathan Wilson – chitarra e voce; Jon Carin – tastiere e voce, Lucius (Jess Wolfe e Holly Laessig) – voce; Bo Koster – Hammond (in tutti i brani tranne “Mother”) e Ian Ritchie – sassofono (“Two Suns In The Sunset”).
Waters ha commentato: “Il nostro Us and Them Tour è durato tre anni… A ogni concerto facevamo un bis dopo che lo show principale si chiudeva con Comfortably Numb… il bis era sempre Mother… Non ricordo perché ho deciso di iniziare a fare altre canzoni.. Comunque, a un certo punto dopo la fine del tour… ho iniziato a pensare: “Potrebbero fare un album interessante, tutti quei bis”… “The Encores”. “Sì, suona bene!”. Poi… mi ritrovo in Inghilterra a fare il concerto tributo a Ginger Baker un martedì sera all’Hammersmith Odeon con Eric Clapton e… il sabato successivo a marciare dall’ambasciata australiana a Piazza del Parlamento per fare un discorso a sostegno di Julian Assange, quando, porca miseria, Covid… Schlummmm! Per me è stato venerdì 13 marzo 2020. Chiusura! Alla faccia del progetto “Encores”. A meno che… Abbiamo aggiunto C. Numb alla fine della raccolta, come punto esclamativo appropriato per chiudere questo cerchio d’amore“.
Per le canzoni sono stati realizzati dei video, prodotti e diretti da Sean Evans. This Is Not A Drill di Roger è attualmente in tournée in Europa e sappiamo che ha altre registrazioni in attesa di essere pubblicate, in particolare la sua rielaborazione di The Dark Side of the Moon dei Pink Floyd.
The Lockdown Sessions uscirà in CD e Vinile il 2 Giugno 2023, via Colubmia/Sony Music.