Roger Waters parla del tour “Us + Them”, dei Pink Floyd, di politica ed altro ancora nell’intervista con Brooklyn Vegan
di Klaus Kinski – 15 febbraio 2019 – 12:06 PM
Traduzione a cura di Carlo Maucioni
CYMBALINE – Pink Floyd Magazine
Roger Waters ha avuto una delle più prolifiche carriere musicali dalla fondazione dei Pink Floyd, circa 55 anni fa. Dopo aver pubblicato Is This The Life We Really Want? nel mese di giugno del 2017 e dopo aver completato un incredibile tour mondiale di 157 date nel dicembre 2018, Waters, 75 anni, è più grintoso e forte che mai. Nel disco e nel tour più recente, Roger è stato circondato da un gruppo di musicisti per lo più nuovo e più giovane. Questo gruppo dal vivo ha creato un suono che nelle mie cuffie è risultato incredibilmente fresco. Non si vuol fare il confronto con dischi o formazioni precedenti, ma sono venuti meno vecchi e provati musicisti come Graham Broad, GE Smith, Snowy White e Andy Fairweather Low, rimpiazzati da musicisti come Jess Wolfe e Holly Laessig (Lucius), Bo Koster (My Morning Jacket), Jonathan Wilson (prolifico chitarrista e produttore) e Joey Waronker (Walt Mink, Beck, Atoms For Peace). Roger è stato in grado di coltivare un suono – giocando sui punti di forza di ogni membro – che ha creato un nuovo capitolo sonoro da aggiungere alla sua già straordinaria opera. Ho incrociato il tour di Us + Them tre volte; prima alla prova generale presso i Meadowlands (Meadowlands Arena, East Rutherford, NJ, USA, 21 maggio 2017, n.d.r.), poi a Barclays (Brooklyn, New York, 11 & 12 settembre 2017, n.d.r.) e infine a Hyde Park a Londra (7 luglio 2018). Ogni volta ci sono stati ritocchi e modifiche al suono che mostravano una band che, sebbene già al massimo, migliorava consapevolmente e si evolveva.
Roger Waters è un artista che ho riverito per quasi quattro decenni. Ho passato molto tempo a discutere e a lungo dei progetti di questo artista qui su Brooklyn Vegan. Quindi potete immaginare la sorpresa snervante che mi ha attraversato quando ho ricevuto una telefonata per chiedermi se mi sarebbe piaciuto condurre un’intervista esclusiva con lui; la sua unica intervista americana post-tour all’orizzonte. Ne è venuta fuori una conversazione di 90 minuti che ha coperto tutto, dall’Us + Them tour al suo ultimo lavoro in studio da solista, fino al suo attivismo e agli sforzi umanitari, nonché la sua propensione a fare da parafulmine per le polemiche. Non sono Dick Cavett (anziano conduttore televisivo, molto noto negli Stati Uniti, n.d.r.), ma grazie alla natura generosa e volubile di Roger, è stata una conversazione molto fruttuosa e rivelatrice.